martedì 6 marzo 2018

TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI di Martin McDonagh

In un piccolo paese nel Missouri, una madre cerca giustizia, presso le sorde forze dell'ordine, per l'orribile uccisione della figlia. Questo è il plot di base del film che nella recente notte degli Oscar ha portato a casa le statuette per la migliore attrice protagonista (Frances McDormand) e per il miglior attore non protagonista (Sam Rockwell).Ma Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, di Martin McDonagh, non è né un giallo né un thriller, come potrebbe far pensare una sintesi superficiale della sua trama. È invece un appassionato quadro della società statunitense, usando il più profondo pertugio dell'America Trumpiana come tela, in cui violenza, mancanza d'identità, crisi modello familiare, e retaggi culturali razzisti si mescolano in un cocktail esplosivo. In questa Spoon River dei giorni nostri, dramma e feroce ironia viaggiano efficacemente in maniera parallela, giostrati da un'immensa Frances McDormand nel ruolo della protagonista, che con le sue parole e le sue azioni sta al centro della frattura morale che colpisce la cittadina di Ebbing. La affianca una serie di bravi attori, da Peter Dinklage, a Woody Harrelson...ma è soprattutto Sam Rockwell, nella parte del poliziotto ebete e razzista, ad emergere con un'efficace interpretazione. In poco meno di due ore ognuno dei personaggi principali avrà un percorso di evoluzione. Infatti, pur nella rappresentazione di una società lacerata, il film comunque vuole darci la possibilità di una speranza, di una redenzione per questo spaccato di umanità, per quanto sempre esposto di fronte al baratro della violenza.