martedì 11 settembre 2012

PIETA di Kim Ki-Duk (vincitore del Leone d’Oro)

Non ci si faccia ingannare dal titolo, di pietà ce ne è poca in questo film coreano, se non alla fine, ma se non come prodotto di una vendetta terribile e subdola. Al centro la storia di un giovane violento che riscuote i debiti per conto di strozzini, mutilando ferocemente le sue vittime. Ad un certo punto trova una donna che si presenta come la madre che lo aveva abbandonato e mai più rivisto, riportandolo al centro di un nuovo giro di violenze ma allo stesso tempo facendogli riscoprire l’affetto materno. In realtà quello che è scattato è un meccanismo dagli ingranaggi raffinati, che porterà il noir verso il finale melodrammatico. Vincitore annunciato già a metà mostra del Leone d’Oro, non un capolavoro, ma forse il più agile ed astuto dei film in gara, quasi tutti di qualità medio-alta, senza mai cadute in basso o vette particolari. Una rispettosa rassegna cinematografica quindi, non divertente ma sicuramente coerente. Raramente in questi giorni si è stati spinti da uscire dalla sala (anche se è successo), così come raramente si è buttato lo sguardo al red carpet per vedere i divi. E alla fine ha vinto il film che sembrava fatto apposta per vincere: orientale (ancora!), regista già con il tagliando, violenza e sentimenti, trasgressione e sguardo sul Paese i cui è ambientato. Ma anche capacità di parlare al mondo. Cosa che forse non permette ai film italiani (anche quello bellissimo di Belloccio) di vincere, visto che sono talmente concentrati a descrivere la nostra realtà, i nostri problemi sociali e politici, che forse risultano più difficili per un pubblico internazionale. Eppure il neo realismo parlava della realtà italiana ed aveva successo. E lo stesso era successo con Gomorra e Il Divo. Forse questi avevano un linguaggio internazionale che anche quest’anno è mancato? Oppure siamo noi che temiamo di farci vedere provinciali facendo vincere un nostro film, come suggerisce un mio collega de L’Avocetta? Spazio al dibattito, comunque pare che in giuria Garrone volesse difendere gli italiani, ma il presidente Micheal Mann si sia fermamente opposto…