giovedì 8 settembre 2011

HIMIZU Di S.Sion




Una volta i film post apocalittici dovevano essere di fantascienza. Ora non è più necessario, se raccontano la vita di Fukushima dopo lo tsunami e l’incidente nucleare.
Per vedere questo film bisognerà prepararsi alla sua lunghezza, alla sua violenza ed alla sua “giapponesità” (si sprecano i gesti teatrali stile cartone nipponico). Ma ne vale la pena, perché è un’interessante allegoria sui giovani giapponesi che devono pagare le colpe dei padri, dai quali sono stati privati della prospettiva di un futuro, privati addirittura della scelta tra una tranquilla vita consuetudinaria ed una fatta di eccellenza. I giovani protagonisti intorno a loro hanno solo macerie, un gruppo di evacuati sbandati che cercano di aiutarli, ed un gruppo di adulti, compresi i loro genitori, che cercano di farli fuori. Si può ancora essere degli uomini “rispettabili” oggi in Giappone? Le violenze che si vedono sul film potrebbero scoraggiarci. Ma alla fine ci viene regalata una speranza liberatoria che un po’ tocca i cuori.

QUANDO LANOTTE di C.Comencini




Se il pubblico comincia a ridere nelle scene in cui ci si dovrebbe commuovere, è un brutto segnale per un regista. Il film della Comencini vorrebbe raccontare il dramma di una madre depressa che arriva al gesto estremo di attentare alla vita del proprio figlio neonato. Un tema che purtroppo accompagna spesso le cronache nere dei giornali. Purtroppo la regista italiana non riesce ad affrontarlo con tutte le risorse che sarebbero necessarie, e presto ci trascina in una storia d’amore impossibile tra Timi e la Pandofli di cui sinceramente non ne sentivamo il bisogno.
E la comicità involontaria ad un certo punto si spreca.
Il passaggio migliore: lei “ti ho tenuto dentro di me per tutti questi anni”; lui “io ti sentivo nella gamba…”

TERRAFERMA di E.Crialese




A Lampedusa (ma l’isola non viene mai chiamata con il suo nome) si intrecciano le vicende di due famiglie: una di pescatori locali, l’altra di profughi clandestini. La dura legge contro l’immigrazione clandestina si scontra con la legge del mare, che obbliga di soccorrere tutti coloro che sono in pericolo tra le acque. La povertà di chi non ha più pesci da pescare si scontra con la miseria da chi fugge da un paese in rovina. La logica del profitto turistico si scontra con l’istinto alla solidarietà.
Ma alla fine, pur con un finale aperto, Crialese ci lascia con un segno di speranza. Forse un po’ buonista, e non va a fondo sulla complessa problematica dell’immigrazione, ma ha il coraggio di prendere una posizione. E poi questa vuole essere una favola contemporanea, che attraverso il viaggio d’iniziazione del giovane protagonista (bravissimo), ci vuole insegnare ad essere persone migliori. Non vi va bene? Godetevi almeno la bellezza delle immagini e di Lampedusa….