mercoledì 15 settembre 2010

Mostra in crisi

Una mostra da crisi economica.
Poco red carpet, pochi divi, un cantiere abbandonato davanti al casinò. E poi ci si è messa pure la pioggia. Ma anche i film sono stati da crisi economica. Tra morti, tragedie, crisi esistenziali, crisi di coppia, ecc., la maggior parte dei film in concorso non riusciva a comunicare un senso di ottimismo per il futuro.
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Facendo un bilancio, direi che la compagine americana ha un po’ deluso (e questo è un paradosso visto il risultato finale).
E quella Italiana in fondo non se l’è cavata male come qualità dei film, …in fondo.
Questo soprattutto nelle rassegne collaterali, dove si sono affermati film interessanti, ed in particolare 20 Sigarette, che ha vinto la sezione controcampo, la cui giuria era presieduto da Valerio Mastandrea.




Si può dire quasi lo stesso per i film in concorso nella mostra ufficiale. Soprattutto perché negli anni scorsi si è vista una qualità talmente bassa della truppa nostrana da gridare S.O.S, (in particolare nel 2007).
Il problema del nostro cinema comunque forse non è nelle storie (tutti e quattro i film in concorso avevano tematiche, interessanti, più di molti concorrenti internazionali). Il problema è nel linguaggio, perché se ci va male spesso sembra di trovarsi di fronte una fiction di Rai Uno (Noi Credevamo), e quando va bene siamo di fronte ad una fiction di MTV Italia (Il segreto dei numeri primi). Sembra quasi che non dobbiamo nemmeno porci il problema di parlare al mondo. Guardiamo il nostro ombelico, ed abdichiamo direttamente di fronte alla possibilità di rivolgerci ad un mercato che sia più esteso di quello italiano.

Consueta affermazione dell’oriente (anche se non è stato premiato), sempre in bilico tra innovazione e tradizione, ed ottima prestazione dell’Europa dell’Est (anche se poco rappresentata, si è comunque ben piazzata nelle premiazioni). Africa assente. Sud America rappresentata solo (in concorso ufficiale) dal bello e tremendo Post Mortem, ignorato dalla giuria.
C’è da dire che l’influenza di Tarantino non si è vista solo nella distribuzione dei premi, ma si è vista anche prima, soprattutto nella scelta dei film in gara. Il risultato è stato che i film in concorso potevano dividersi in due gruppi. Quelli tarantiniani e quelli non.
I primi avevano un legame con il presidente della giuria, che poteva essere determinato per una vicinanza del genere di film e dei gusti con il regista americano, oppure per un legame professionale (Tantino ha recitato per Takeshi Miike,ed è stato prodotto da Monte Hellman, entrambi in concorso). Oppure per vecchia relazione sentimentale: Sofia Coppola è la ex di Tarantino.



Tarantino con i fans


Forse, fra tutti, il film che poteva maggiormente far sintesi tra il gruppo tarantiniano, e quello non, era il polacco Essential killing, che se non altro non aveva legami diretti con il regista di Kill Bill. Il film è stato effettivamente premiato, anche se non con il Leone d’Oro, con due premi importanti: Premio speciale della giuria e Coppa Volpi per miglio attore a Vincent Gallo, il personaggio fantasma di questa mostra (era presente in sala nascosto tra il pubblico, ma non è andato a ritirare il premio, mandando il regista al posto suo). Una cosa eccezionale, perché fino all’altro giorno non si potevano dare due premi maggiori allo stesso film. Ci aveva provato due anni Wim Wenders, da cui erano nate le polemiche del mancato Leone al film di Pupi Avati. Ma Wenders non è potente come Tarantino. E Tarantino può cambiare per sempre il regolamento.
Stessa sorte per De La Iglesia, con Balada triste de Trompeta, che porta a casa il Leone d’argento, e il premio per la migliore sceneggiatura. Questo è un film che è particolarmente piaciuto a Quentin, e chissà, gli avrebbe dato l’oro, ma forse ha voluto trattenersi. Personalmente l’ho trovato un film già cult fin dal primo fotogramma, ma anche con molti difetti, forse a partire proprio da quella sceneggiatura che è stata premiata. Niente da dire sulla regia invece: effettivamente una delle migliori di quelle viste alla Mostra. E a De La Iglesia va dato il premio simpatia, visto lo spettacolo che ha improvvisato sul palco durante la premiazione, ringraziando in ginocchio e lacrimante il presidente della giuria.



De La Iglesia di fronte alla sala stampa

Il premio per la fotografia per il russo Silent Soul è un po’ poco visto che è stato il film rivelazione (e visto che Tarantino si era fermato ad applaudire al cast alla fine della proiezione). Il premio come miglior attrice alla protagonista di Attenberg ci può stare, anche se non ho sopportato il film; forse avrebbe meritato di più il premio Mastroianni per attori esordienti, che invece è andato a Mila Kunis di Black Swan, che di esordiente ha ben poco, e di cui posso dire che non è per la recitazione che si fa notare!
Meritato il Leone speciale per Monte Hellman, anche se è un premio alla carriera e non al bel film che ha portato (Road to nowhere): così sembra proprio un ringraziamento di Quentin all’ex produttore.




Hellman (a sinistra) con la protagonista del suo film



Resta Somewhere della Coppola: Leone d’Oro. Meritato? no...Che dire? Non è precisamente Tarantiniano come genere, ma ha quello stile un po’ improvvisato che a Quentin può piacere. Sicuramente è un film che non è piaciuto fino in fondo ai giornalisti presenti. Possibile che sia piaciuto così tanto alla giuria? C’entra la vecchia relazione tra la regista ed il presidente della giuria? Se devo pensare male, piuttosto ragiono sul fatto che la famiglia da cui proviene la Coppola è un vero e proprio potentato ad Hollywood, così come lo è Tarantino con sua scorta di fedeli. Messi insieme, sembrano quasi il risultato di un tentativo di rendere la Mostra un trampolino di lancio dei prodotti americani, cosa che si era cercato di evitare rifiutando l’aut aut di Clooney sulla prima con il suo American. Ed era difficile che la Mostra resistesse a questo a tentativo, dato che il prezzo che si rischia è alto. La Mostra di Toronto sta soppiantando d’importanza il Lido. Con il cratere di un cantiere aperto lì davanti diventa difficile ribellarsi a Kill Bill Tarantino…





Leone d’Oro per il miglior film a:
Somewhere di Sofia Coppola (Usa)

Leone d’Argento per la migliore regia a:
Álex de la Iglesia per il film Balada triste de trompeta (Spagna, Francia)

Premio Speciale della Giuria a:
Essential Killing di Jerzy Skolimowski (Polonia, Norvegia, Ungheria, Irlanda)

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a:
Vincent Gallo nel film Essential Killing di Jerzy Skolimowski (Polonia, Norvegia, Ungheria, Irlanda)

Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a:
Ariane Labed nel film Attenberg di Athina Rachel Tsangari (Grecia)

Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente a:
Mila Kunis nel film Black Swan di Darren Aronofsky (Usa)

Osella per la miglior fotografia a:
Mikhail Krichman per il film Ovsyanki (Silent Souls) di Aleksei Fedorchenko (Russia)

Osella per la migliore sceneggiatura a:
Álex de la Iglesia per il film Balada triste de trompeta di Álex de la Iglesia (Spagna, Francia)

Leone Speciale a: Monte Hellman

domenica 5 settembre 2010

SU SOFIA COPPPOLA ED I TELEGATTI





I giornali hanno parlato tantissimo della tromba d’aria al Lido. Il bello è che non me ne sono quasi accorto, dato che ero dentro in sala a guardare Somewhere. Ammetto che quando ho sentito i tuoni pensavo che fossero parte del sonoro del film. A proposito di Somewhere, il film ha colpito il pubblico soprattutto nella parte dedicata alLA televisone italiana, con Ventura, Marini e co che si prestano forse alla più grossa umiliazione della tv nostrana da parte di un’importante autore/autrice internazionale. CerTo in conferenza stampa la Coppola ha dovuto ridimensionare un po’ i toni, visto che il film lo distribuisce la Medusa di Berlusconi, ed in sala c’era il presidente della stessa, Carlo Rossella. Ecco allora che la televisione italiana, per voce della regista, non è diversa da quella nel resto del mondo. E allora perché è stata scelta l’Italia. Forse perché solo in Italia si trovano “divi” catodici disposti a rendersi ridicoli di fronte al mondo in cambio di soldi?

giovedì 2 settembre 2010

Primi pensieri da Lido



Sembra proprio la mostra della crisi economica, o dell’austerità. Ma mi sembra anche la mostra di chi getta i remi in barca. Sono venuto qui la prima volta quattro anni fa. E sembrava un altro mondo rispetto ad adesso. Si entrava dall’entrata principale del casinò, dopo aver attraversato la grande scalinata. Davanti a questa c’era la libreria all’aperto, piena di manuali sul cinema e film. Appena entrati trovavi il grande salone, e sulla destra gli uffici del ricevimento degli accrediti. Fuori, nel parco delle quattro fontane, tanti angoli ristoro, musica, stand dove vendevano una schiera infinita di dvd. Adesso davanti al casinò c’è un paesaggio lunare, un cratere, dove doveva sorgere entro il 2011 il nuovo palazzo del cinema. I lavori sono bloccati e difficilmente sarà realizzato per l’anno prossimo. Intanto la grande sala è stata ridotta a sala per il casellario, con tanti armadietti e hanno tolto le scale , e ridotto l’area riservata al ristoro. Una volta venivano anche i cittadini in questa piccola cittadella, adesso ci sono solo gli accreditati. E gli stand? Ce ne sono di più al Marghera Village. L’atmosfera? Quella di una festa dell’unità subito prima dello scioglimento del PCI….

martedì 31 agosto 2010

TRAILER DELLA MOSTRA DEL CINEMA

Ecco alcuni trailer dei film presentati quest'anno alla Mostra di Venezia...

Black Swan
di Darren Aronofsky , con Natalie Portman, Mila Kunis, Vincent Cassel, Barbara Hershey, Winona Ryder
Natalie Portman interpreta una ballerina ossessionata da una rivale, un’ossessione che la porta alla follia. O forse la rivale è già un parto della sua mente?




Detective Dee di Tsui Hark, con Andy Lau, Carina Lau, Li Bingbing, Tony Leung, Ka Fai
L’ imperatrice Wu vede misteriosamente morire intorno a lei i suoi fedeli sostenitori e amministratori. Senza scelta, Wu invita a risolvere i crimini il famigerato Detective Dee; l'uomo che lei stessa aveva mandato in esilio otto anni prima. Effetti speciali e magia in un Cina medioevale e fantastica allo stesso tempo.




La solitudine dei numeri primi
di Saverio Costanzo, con Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Filippo Timi, Isabella Rossellini, Maurizio Donadoni
Tratto dal romanzo di Paolo Giordano, vincitore del premio strega e del Premio Campiello racconta le vicende intrecciate di Alice e Mattia, segnati ciascuno da una tragedia durante l’infanzia, attraverso le varie fasi della loro vita..




13 Assassins di Takashi Miike, con Kôji Yakusho, Takayuki Yamada, Yusuke Iseya, Goro Inagaki
Nell'era degli Shogun, Tredici Assassini contro un giovane nobile malvagio e le sue guardie del corpo: samurai, epica e sangue.


domenica 11 aprile 2010

I RESTI DI PETER JACKSON....

Amabili resti
Di Peter Jackson



Può l’autore della maggiore serie cinematografica di culto degli ultimi dieci anni perdere l’orientamento, e ritrovarlo seguendo vie diverse da quelle da cui proviene?
È innegabile quanto Peter Jackson abbia influenzato il cinema fantasy ed i blocbuster negli ultimi dieci anni. Ma sarebbe riduttivo fermarsi a questa dichiarazione. Con la trilogia del Signore degli Anelli, un classico della cinematografia tratto da un classicissimo della carta stampata, ha seguito la corretta strada della rottura tra i generi, mettendo gli effetti speciali al servizio della storia, e contemporaneamente portando i personaggi al centro della stessa.
Peccato che non abbia seguito la stessa strada con King Kong, ennesimo remake dell’epopea del gigantesco gorilla, stavolta sommerso da un oceano di effetti digitali per una storia da troppi e da troppo tempo conosciuta. Il risultato fu un incasso ben al di sotto delle aspettative.
Da allora ben poco: una guerra giudiziaria con la casa di produzione New Line per i diritti sulla trilogia filmica dell’Unico Anello, e la lunga produzione de Lo Hobbit, prequel tolkeniano stavolta affidato (registicamente) alle mani di Guilliermo Del Toro.
Finalmente il 2010 ha visto il suo ritorno dietro una macchina da presa. Il film si initola Amabili resti, tratto dal romanzo di Aice Sebold, e sulla carta è uno dei plot più coraggiosi che un regista di “genere” (ma Peter, in realtà, è tutto tranne che questo) possa tentare di mettere sullo schermo. La storia tratta infatti di una bambina che viene violentata ed uccisa, ed il suo fantasma continua a vogare in un sorta di limbo tra la terra ed il paradiso, osservando invisibile la vita dei suoi cari e del suo assassino. Anche qui gli effetti speciali si mettono a servizio della storia. Bisogna dire che le ricostruzioni dell’aldilà assomigliano un po’ troppo a quelle di Al di là dei sogni, e nel complesso sembrano un po’ kitch. Ma dove il film dà il meglio di se è nella parte in cui riprende la vita reale, i personaggi (gli amabili resti del titolo) che devono affrontare la mancanza di una persona. Jackson ci conduce nelle vicende di questi uomini e donne illudendoci di seguire la traccia tipica del genere thriller, ma perdendosi negli imprevedibili labirinti delle storie umane. Il risultato finale può deludere o può affascinare. Di certo è un film che stupisce, e difficilmente si può ricondurre al genere del “già visto”, anche se Sesto Senso e Ghost sono lì pronti dietro l’angolo a battere cassa. Forse non un film riuscito al cento per cento, ma sicuramente un film che può lasciare un segno nella videoteca personale di uno spettatore.
Due punti forti… Il primo: la quasi insostenibile tensione che va dal rapimento alla scena in cui il fantasma di… comprende di essere stata assassinata (il tutto senza nemmeno una vera scena di violenza).
Il secondo: la recitazione. Bravo Mark Wahlbergh nella parte del padre della ragazzina; immenso Stanley Tucci in quella dell’assassino, essere la cui assoluta normalità esteriore nasconde la perversione interiore; e brava anche Saorsie Ronan, nella parte della protagonista Susie Saimon, ben più che una giovane promessa…


giovedì 25 febbraio 2010

IL MISTERO DEI MIRACOLI...

LOURDES Di Jessica Haussner

Una comitiva di malati si reca a Lourdes in cerca di guarigione. Solo la più scettica del gruppo riceve (forse) il miracolo. Tra gelosie ed invidie, finto pietismo, sfruttamento commerciale della fede, spiritualismo più o meno sincero, la regista mette in crisi la mitologia della religione nelle sue manifestazioni più terrene. Questo senza prendere una posizione netta, ma ponendo lo spettatore di fronte a tutti i dubbi possibili...



martedì 9 febbraio 2010

IL FILM CHE HA SCONFITTO AVATAR...

Che film è The Hurt Locker, la pellicola che ha sbaragliato gli Oscar vincendo il premio come miglior film, migliore sceneggiatura, miglior regia (la prima volta a una donna, Kathryn Bigelow), miglior montaggio e miglior sonoro? Da dove viene questo film, in programmazione in questi giorni su SkyCinema e che si era conquistato nove nominations per l'Oscar 2010 confrontandosi direttamente con il kolossal Avatar di Cameron nella serata di premiazione di domenica 7 marzo?

Innanzitutto è il ritorno Kathryn Bigelow dopo tanto tempo. Avevo adorato Strange Days a suo tempo, se non fosse stato per quella cravatta tagliata alla fine (chi ha visto il film se lo ricorderà sicuramente)…E i tagli di cravatta hanno sempre relegato la regista nella categoria dei film d’azione. Ma questa volta la regista statiunitese compie un tentativo di creare un mix tra l'action movie e la denuncia.

Il film era già stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2008 dove era l’unica regista donna in concorso. Lo abbiamo ritrovato candidato dopo un anno e mezzo ai premi dell'Academy Award, in una competizione che non ha mai visto vittoriose le registe donne. Un film che ha affrontato, e vinto, questa sfida raccontando una storia di uomini.

Nel film, l’Irak come il Vietnam vede soldati impegnati in una guerra che li distrugge fisicamente e psicologicamente. L’alienazione, la guerra e la violenza come droga, l’impossibilità di un ritorno alla vita normale a casa, sono temi che attraversano il film insieme a scene d’azione piene di suspence. Peccato che anche stavolta questa dotatissima regista non centri l’obiettivo fino in fondo. La brutalità della guerra (è anche la sua condanna) è vista soprattutto dal punto di vista degli americani, mentre gli iracheni rimangono sul fondo.

Resta comunque un buon film di guerra, originale, e ben interpretato da giovani attori (i divi, messi forse per richiamare un po' di pubblico in più, muoiono dopo cinque minuti). E soprattutto ha il merito di aver portato finalmente al centro dell'attenzione del mondo del cinema il tema dell'Irak, dopo che la Valle di Elah con Tommy Lee Jones e Redacted di Brian De Palma sono stati boicottati rispetivamente dal pubblico e dalle Major distributrici.


domenica 31 gennaio 2010

TRA LE NUVOLE....

A Clooney la parte della simpatica canaglia, piena di fascino, stile ed ironia sta sempre a pennello. Anche quando è un tagliatore di teste, un licenziatore per conto terzi che gira l’America a “congedare” dipendenti laddove il loro capo non ha il coraggio di farlo di persona. Un lavoro che il personaggio compie con passione, mascherandola come una missione nell’accompagnare i licenziati nella presa di coscienza della loro situazione. Ma anche il suo mondo entra in crisi, nel momento in cui la crisi economica esplosa nel 2009 lo trasforma in una specie di arma di distruzione di massa, spersonalizzata dal ricorso alla tecnologia. Alla professione dell’uomo che consegna ad un futuro incerto centinaia di persone abituate alla sicurezza del loro piccolo stipendio, al mutuo da pagare, alla casa e alla famiglia da mantenere, s’intreccia però anche la sua vita personale, del tutto priva di legami. E felice che sia così, senza mutuo, senza casa, senza famiglia (c’è, ma rimossa): un limbo costruito intorno alle sale d’attesa degli aeroporti, fino a quando un’amante ed una collega lo metteranno di fronte alla sua solitudine…
Tipica commedia esistenziale americana, ben orchestrata, attori sincronizzati nelle loro battuta...Insomma tutto ciò che potevamo aspettarci dal signor Canalis, con un’ottima e divertente prima parte, ed una seconda più lenta e retorica. Ma a dare un senso in più c’è la sottotrama della crisi economica e del dramma dei licenziamenti di massa. E per una volta il finale elude i canoni hollywoodiani: non sempre l’acquisizione di una coscienza ci rende più felici...

venerdì 8 gennaio 2010

singing.....

Giornata grigia? Non per forza, come ci insegnava Gene Kelly....