martedì 21 ottobre 2008

Vicky Cristina Barcellona di Woody Allen

La prima impressione su Vicky Cristina Barcellona, ultima fatica di Woody Allen, è stata quella di aver visto un film porno senza scene di sesso. Questo senza mettere in discussione la regia (che sa cogliere sia le bellezze da cartoline che la poesia di alcuni sconosciuti scorci spagnoli) e la bella prova di attori (sicuramente meglio rispetto al precedente Scoop): Javier Bardem, Scarlett Johansson e Penelope Cruz riescono ad essere un gruppo affiatato (e non solo per le scene piccanti a tre!) a cui si aggiunge Rebecca Hall (gia vista in The Prestige), nella parte forse più importante nel film, e in grado di suggerire qualche sfumatura in più rispetto ai colleghi. Ma alla prima impressione, malevola, subentrano altri ragionamenti, più facili se si conosce un po’ il linguaggio del regista New Yorkese, il suo sarcasmo e la sua ironia iconoclasta. In fondo in questa storia, in cui due ragazze (Hall e Johansson) vengono sedotte contemporaneamente da un aitante artista spagnolo (Bardem), e una delle quali finisce ad avere un rapporto stabile a tre con lui e la sua ex moglie(Cruz), con una Spagna sul fondo che sembra quella delle pubblicità del ministero del turismo, c’è un bel po’ di Decontructing (Harry) Woody, in questo caso Deconstructing Europe. Lo stereotipo un po’ americano, ma non solo, di un Europa come terra di arte e trasgressione, piaceri e passione, in grado di sconvolgere la vita di una persona o di farle ritrovare la sua via, viene smontato proprio nella sua rappresentazione apparentemente idealizzata che ne fa il regista. Allen ci fa vedere come le due protagoniste alla fine non rimangono assolutamente cambiate dall’esperienza europea. Sono esattamente come prima se non un po’ più confuse. La Hall, ragazza proiettata verso una relazione coniugale nella più tradizionale maniera, alla fine si rassegna appunto a quello che era sempre stato il suo sogno, solo che adesso vedrà il matrimonio un po’ per quello che effettivamente è: una specie di prigione dorata. Ma nonostante la scappatella spagnola non avrà mai il coraggio di lasciare il marito e cambiare vita. La Johanson, ragazza allergica alle relazioni stabili, alla continua ricerca di avventure, scapperà via proprio quando ha trovato felicità in una relazione estrema come quella a tre con l’artista e la sua ex moglie, proprio perché per paradosso anche questa relazione rischia di diventare stabile. E i due artisti spagnoli interpretati da Penelope Cruz e Javier Bardem? Nonostante tutto il loro fascino, sono alla fine pieni solo delle loro isterie, delle loro frasi fatte sull’arte e sulla passione, intrappolati in una relazione “a cui manca qualcosa”. Solo che invece di riempire quel vuoto con un figlio, come farebbe la grande maggioranze delle coppie, lo riempiono con un’amante comune. E quando l’amante li abbandona, la scena appare proprio come l’uscita di casa di un figlio. Insomma, la mia opinione è che il buon Woody abbia realizzato un altro dei suoi film miscredenti, dissacranti, iconoclasti come già ci ha abituato (solo stavolta sfruttando i finanziamenti spagnoli!), realizzando allo stesso tempo uno dei suoi sogni erotici più reconditi, oltre che quello di quasi tutti i cinefili sparsi per il mondo: riprendere Penelope Cruz e Scarlett Johansson che si baciano….