sabato 26 gennaio 2008

AMERICAN GANGSTER

Finalmente Ridley Scott torna a realizzare un grande film. Non grande per il budget, al quale ci ha da tempo abituato, ma grande nel tracciare una pagina di cinema, con un romanzo fatto di immagini. Lo fa con American Gangster, un film dall’epica poliziesca con qualche debito nei confronti di DePalma, Coppola e Scorsese. Ma Scott è un regista che sa prendere le grammatiche dei generi cinematografici riuscendo a fare qualcosa di personale. Lo ha fatto con la fantascienza, con i successi di Alien e Blade Runner, e con numerosi altri filoni, sia nel fare i prodotti più prettamente commerciali (Il Gladiatore), che nei tentativi più avventurosi e meno riusciti (Kingdom of Heaven). Ma qui il risultato è pieno, grazie anche alla presenza di due protagonisti che riescono a tenere agilmente in piedi un film lungo tre ore. Russel Crowe (qui un po’ Al Pacino) e Denzel Washinghton (qui un po’ Robert De Niro) incarnano i loro personaggi con convinzione interpretativa che ben si associa alla convinzione etica con cui i due personaggi vivono le loro vite: il primo è un poliziotto la cui onestà gli aliena contro i colleghi e la famiglia, rendendolo simile ad un escluso della società; il secondo è un criminale del bronx legato ad una sua particolare idea di ordine sociale e all’amore per la famiglia e la moglie. I due per tutto il film non si incontrano mai se non negli ultimi dieci minuti. Anzi, per la maggior parte nemmeno i loro destini si incontrano, ignorando l’uno l’esistenza dell’altro. Finché il montaggio alternato non li porta pian piano prima a sfiorarsi, poi ad entrare nella competizione tipica tra chi è guardia e chi è ladro. Fino all’epica scena dell’arresto. E poi viene il tentativo di corruzione del mefistofelico Washinghton nei confronti dell’onesto Crowe: “Se si bloccasse definitivamente il traffico di droga centinaia di migliaia di persone sarebbero disoccupate, tra spacciatori, poliziotti, avvocati, giudici e politici”. Ma la guardia non cede, e sarà lui a corrompere il ladro: lo convince ad aiutarlo nel fare fuori le mele marce dalla polizia. La giustizia ingiusta paga, ma pagherà anche l’ex mafioso: non con la galera, che verrà comunque in gran parte condonata, ma con la solitudine con cui si ritroverà uscendo da essa; solo come l’uomo che l’ha arrestato.

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